
Madeleine Albright è morta di cancro il 23 marzo scorso. L’ex segretario di stato nella seconda amministrazione Clinton aveva 84 anni.
Scompare la prima donna della storia degli Stati Uniti a ricoprire l’incarico di segretario di stato.
Madeleine Albright era nata a Praga il 15 maggio 1937, col nome di Marie Jana Korbelová, da una famiglia di origine ebraiche che lasciò il proprio paese a seguito dell’annessione della Cecoslovacchia al Terzo Reich. I suoi genitori si erano convertiti al cattolicesimo nel 1941 nel tentativo di evitare la persecuzione antiebraica. Tornati in patria alla fine della seconda guerra mondiale, si trasferirono negli Stati Uniti nel 1948 a seguito dell’avvento al potere in Cecoslovacchia del regime comunista. Dopo gli studi liceali in Svizzera, Madeleine Albright si laureò in Scienze Politiche e conseguì un dottorato in diritto pubblico presso la Columbia University di New York. Nel 1959 si sposò con il giornalista Joseph Medill Patterson Albright convertendosi alla Chiesa episcopale. La coppia ebbe tre figlie prima di divorziare nel 1982.
Attivista democratica, fu nominata nel 1993 da Bill Clinton ambasciatrice degli Stati Uniti all’ONU per poi diventare, ad inizio del secondo mandato del presidente nato in Arkansas, segretario di stato.
Convinta sostenitrice dell’espansione della NATO, spinse per un intervento americano nei Balcani durante la guerra civile jugoslava per fermare pulizie etniche e genocidi. “Tutt’altro che isolazionista, la Albright [interpretò] i suoi ruoli come esecutrice di una politica di intervento nei conflitti internazionali di un’America che per lei è la nazione indispensabile”. https://www.corriere.it/esteri/22_marzo_23/morta-madeleine-albright-prima-donna-segretario-stato-usa-efdce028-aad7-11ec-89dc-0e9cfd23fb65.shtml
Nel 2012 il presidente Obama le conferì la medaglia presidenziale della libertà, massima onorificenza statunitense riservata ai civili.
Profetico il suo editoriale uscito un mese fa sul New York Times riguardo la Russia, in cui scrisse che l’invasione dell’Ucraina avrebbe segnato “l’infamia di Putin, lasciando il suo Paese diplomaticamente isolato, economicamente in difficoltà e strategicamente vulnerabile di fronte ad una alleanza occidentale più forte e unita”.