
Ciriaco De Mita, ex premier e segretario della Democrazia Cristiana, è morto il 26 maggio all’età di 94 anni. L’anziano leader era stato sottoposto nel febbraio scorso ad un intervento chirurgico per la rottura di un femore e stava seguendo un percorso di riabilitazione. Dal 5 aprile era stato però ricoverato presso l’ospedale Moscati a seguito di un attacco ischemico. Attualmente era in degenza nella casa di cura Villa Due Pini di Avellino dove è venuto a mancare.
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Ciriaco De Mita è stato uno dei leader più importanti della Prima Repubblica. Soprattutto negli anni ottanta quando, per un breve periodo, fu contemporaneamente segretario della Democrazia Cristiana e presidente del Consiglio.
Fu tra i primi aderenti e poi il leader della corrente democristiana denominata Sinistra di Base. Questa corrente, quando nacque, potette godere del sostegno dell’allora presidente dell’ENI Enrico Mattei. Pur condividendo, dagli anni sessanta, la politica dei governi di centro-sinistra con al centro l’alleanza tra DC ed il Partito Socialista Italiano, spesso la sinistra democristiana strizzò l’occhio anche verso il Partito Comunista Italiano.
Ciriaco De Mita nacque a Nusco, provincia di Avellino, il 2 febbraio 1928 e si laureò in Giurisprudenza all’Università del Sacro Cuore di Milano. La sua futura moglie, Anna Maria Scarinzi, era stata segretaria di Fiorentino Sullo, anch’egli irpino e potente uomo della sinistra democristiana. In quegli anni si cementò, all’interno della Sinistra di Base, un gruppo di dirigenti irpini che si sarebbe poi affermato politicamente a livello nazionale.
Come già ricordato, furono gli anni ottanta quelli in cui il leader irpino raggiunse l’apice del potere. Furono gli anni del Pentapartito ma anche della contrapposizione tra Bettino Craxi, segretario socialista, e Ciriaco De Mita.
Fu De Mita stesso in quel periodo ad indicare Romano Prodi come numero uno dell’IRI e Sergio Mattarella commissario straordinario della Democrazia Cristiana in Sicilia. L’obiettivo del futuro presidente della Repubblica fu di eliminare dalle liste siciliane del partito gli uomini dell’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino, colluso con la mafia.
Dopo il crollo della Prima Repubblica, l’ex segretario democristiano aderì al Partito Popolare di Mino Martinazzoli e fu tra i sostenitori dell’alleanza di centro-sinistra, tranne il periodo in cui fece parte dell’Unione di Centro.
Da molti anni era sindaco del suo paese, Nusco.